Eccoci qua. Tutti e tre. Jaafar, io e il pupazzo che gli ho regalato qualche giorno fa.
Ha anche un nome, ma sta mattina non sono riuscito a farmelo dire.
E' arrivato da noi che stava male, è stato operato, è stato male ancora, poi sembrava un pochino meglio, quindi è peggiorato ed è tornato in rianimazione, è stato rioperato di notte d'urgenza, ci ha fatto tribolare e adesso sembre che piano piano stia andando tutto per il verso giusto. In ogni caso non sarà una passeggiata.
Ma sentirlo parlare con la sua vocina sottile e risponedere il classico "Tamam" quando gli si chiede come sta, vederlo mangiare e anche accennare un sorriso è veramente un sogno.
Come la pubblicità della carta di credito...non ha prezzo tutto questo. E' questo che da valore alle tante giornate e notti trascorse in ospedale.
Lui è solo uno dei casi che passano dal centro...e tanti sono quelli che stanno ancora aspettando.
Tamam mia mia.
Due notti fa invece c'è stata una bella tempesta di sabbia qui a Khartoum...un vento micidiale che ha divelto la grossa parabola della tv che abbiamo sul tetto qui a Riyad e che in ospedale ha staccato pezzi di rami e riempito tutti i corridoi esterni di sabbia.
Parabola a parte non ci sono stati danni, nè qui nè al centro.
Ma non è andata altrettanto bene a tutti quelli che qui in città vivono nelle baracche di cartone e sacchi di juta e a tutti quelli che abitano nel campo profughi di Mayo.
Io la non ci sono ancora stato ma in ospedale la maggior parte dei cleaner vivono la e di riflesso riesco a capire un po' com'è la situazione.
Parentesi. Tutto il personale sanitario sudanese (medici e infermieri) sono di origine araba o comunque africani "arabizzati". Tutti gli altri, cleaner, operai, giardinieri, ecc.. sono originari o del sud Sudan o del Darfur, quindi africani "veri", la maggior parte cattolici o comunque non mussulmani. Ovviamente i primi sono quelli che stanno meglio.
Il giorno dopo la tempesta parlando con Florence e Nymbob, due cleaner, mi hanno raccontato come la notte da loro sia stata un inferno. La mattina sono dovuti arrivare praticamente a piedi fino in ospedale, mettendoci un sacco di tempo e con la prospettiva poi di fare almeno 12 ore a lavorare. E durante la stagione delle piogge (ora) è così ogni volta che piove.
Is this life?
Ha anche un nome, ma sta mattina non sono riuscito a farmelo dire.
E' arrivato da noi che stava male, è stato operato, è stato male ancora, poi sembrava un pochino meglio, quindi è peggiorato ed è tornato in rianimazione, è stato rioperato di notte d'urgenza, ci ha fatto tribolare e adesso sembre che piano piano stia andando tutto per il verso giusto. In ogni caso non sarà una passeggiata.
Ma sentirlo parlare con la sua vocina sottile e risponedere il classico "Tamam" quando gli si chiede come sta, vederlo mangiare e anche accennare un sorriso è veramente un sogno.
Come la pubblicità della carta di credito...non ha prezzo tutto questo. E' questo che da valore alle tante giornate e notti trascorse in ospedale.
Lui è solo uno dei casi che passano dal centro...e tanti sono quelli che stanno ancora aspettando.
Tamam mia mia.
Due notti fa invece c'è stata una bella tempesta di sabbia qui a Khartoum...un vento micidiale che ha divelto la grossa parabola della tv che abbiamo sul tetto qui a Riyad e che in ospedale ha staccato pezzi di rami e riempito tutti i corridoi esterni di sabbia.
Parabola a parte non ci sono stati danni, nè qui nè al centro.
Ma non è andata altrettanto bene a tutti quelli che qui in città vivono nelle baracche di cartone e sacchi di juta e a tutti quelli che abitano nel campo profughi di Mayo.
Io la non ci sono ancora stato ma in ospedale la maggior parte dei cleaner vivono la e di riflesso riesco a capire un po' com'è la situazione.
Parentesi. Tutto il personale sanitario sudanese (medici e infermieri) sono di origine araba o comunque africani "arabizzati". Tutti gli altri, cleaner, operai, giardinieri, ecc.. sono originari o del sud Sudan o del Darfur, quindi africani "veri", la maggior parte cattolici o comunque non mussulmani. Ovviamente i primi sono quelli che stanno meglio.
Il giorno dopo la tempesta parlando con Florence e Nymbob, due cleaner, mi hanno raccontato come la notte da loro sia stata un inferno. La mattina sono dovuti arrivare praticamente a piedi fino in ospedale, mettendoci un sacco di tempo e con la prospettiva poi di fare almeno 12 ore a lavorare. E durante la stagione delle piogge (ora) è così ogni volta che piove.
Is this life?
3 commenti:
visto da qua, no, non è vita. facciamo la faccia triste, magari ci pensiamo un attimo e poi ci mettiamo sul divano, mangiamo un panino, usciamo con gli amici. ma quando la vita è quella di florence e nymbob, di nicholas o goretty, solo allora le cose cambiano. e capisci che è vita, nonostante tutto, che dietro la notizia ci sono persone, ci sono uno sguardo, un sorriso, una storia, un abbraccio. ora capisci, vero?
brava angy. by ciccio.
Dura, durissima.
Comunque non mollare scappato di casa !!!!!!!!!!!
IL Nanni
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