| Sudan - 14.7.2008 | 
| La Corte penale internazionale incrimina oggi il presidente Bashir | 
L'accusa è stata presentata oggi. Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno-Ocampo, ha chiesto al collegio del tribunale dell'Aja di accogliere l'incriminazione formale ai danni del presidente sudanese Omar al-Bashir per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, in riferimento alla campagna di violenza, stupri e sfollamento forzato della popolazione del Darfur. I tre giudici della Cpi dovranno decidere entro tre settimane se emettere un mandato d'arresto. La situazione è carica di tensione e apprensione, poichè se da un lato la diplomazia e il mondo delle Ong salutano la decisione come 'una vittoria della giustizia contro l'impunità', dall'altro il Paese potrebbe precipitare in una situazione di violenza generalizzata, con ritorsioni e vendette mirate ai danni degli operatori internazionali, dei funzionari delle Nazioni Unite e dei 9mila peacekeepers di Onu e Unione Africana dispiegati in Darfur.
 Responsabili. Ocampo ha riferito la settimana scorsa che presenterà oggi nuove prove contro  Bashir sui crimini perpetrati in Darfur negli ultimi cinque anni, e chiederà l'incriminazione  di uno o più individui. Il mese scorso, la Corte dell'Aja aveva giudicato responsabile  di crimini contro l'umanità l'intero apparato statale, indicando in Ali Kuhayb,  comandante delle milizie Janjaweed, e Ahmad Harun, attuale ministro per gli Affari  umanitari, due dei maggiori responsabili delle atrocità commesse in Darfur, dove  300mila persone sono morte e 3 milioni hanno lasciato le loro case in seguito  a una guerra che ha visto fronteggiarsi esercito sudanese e milizie arabe janjaweed  armate del governo da una parte, e ribelli del Sudan Liberation Movement e del  Justice and Equality Movement, oltre ad altri gruppi etnici, dall'altra.
Responsabili. Ocampo ha riferito la settimana scorsa che presenterà oggi nuove prove contro  Bashir sui crimini perpetrati in Darfur negli ultimi cinque anni, e chiederà l'incriminazione  di uno o più individui. Il mese scorso, la Corte dell'Aja aveva giudicato responsabile  di crimini contro l'umanità l'intero apparato statale, indicando in Ali Kuhayb,  comandante delle milizie Janjaweed, e Ahmad Harun, attuale ministro per gli Affari  umanitari, due dei maggiori responsabili delle atrocità commesse in Darfur, dove  300mila persone sono morte e 3 milioni hanno lasciato le loro case in seguito  a una guerra che ha visto fronteggiarsi esercito sudanese e milizie arabe janjaweed  armate del governo da una parte, e ribelli del Sudan Liberation Movement e del  Justice and Equality Movement, oltre ad altri gruppi etnici, dall'altra. Rischio sicurezza. Proteste contro la decisione della Corte penale internazionale, che Khartoum  non ha mai riconosciuto (più volte Ocampo è stato definito 'criminale' da Bashir)  si sono verificate ieri in tutto il Paese, tuttavia senza eccessive tensioni.  La televisione di Stato ha diffuso una dichiarazione nella quale si agitava lo  spettro di 'nuove violenze e spargimento di sangue', nel caso le azioni della  Cpi dovessero avere corso. Nei circoli diplomatici i timori sono molti, e reali.  Il Consiglio di sicurezza dell'Unione Africana ha espresso la 'ferma convinzione  che la ricerca della giustizia dovrebbe essere perseguita in modo da non mettere  a rischio gli sforzi per raggiungere una pace duratura'. Il riferimento corre  all'uccisione di sette peacekeeper da parte di 'bande armate' la scorsa settimana.
Rischio sicurezza. Proteste contro la decisione della Corte penale internazionale, che Khartoum  non ha mai riconosciuto (più volte Ocampo è stato definito 'criminale' da Bashir)  si sono verificate ieri in tutto il Paese, tuttavia senza eccessive tensioni.  La televisione di Stato ha diffuso una dichiarazione nella quale si agitava lo  spettro di 'nuove violenze e spargimento di sangue', nel caso le azioni della  Cpi dovessero avere corso. Nei circoli diplomatici i timori sono molti, e reali.  Il Consiglio di sicurezza dell'Unione Africana ha espresso la 'ferma convinzione  che la ricerca della giustizia dovrebbe essere perseguita in modo da non mettere  a rischio gli sforzi per raggiungere una pace duratura'. Il riferimento corre  all'uccisione di sette peacekeeper da parte di 'bande armate' la scorsa settimana. Bersagli facili. Per avere un'idea reale di quali conseguenze possa scatenare un mandato d'arresto  per crimini di guerra contro Bashir, è forse opportuno riportare le parole dell'ex  inviato Usa per il Darfur, Andrew S. Natsios, rappresentante diplomatico di un  Paese notoriamente non conciliante nei confronti di Khartoum. "Senza un piano  politico - scrive sul Social Science Research Council - il Sudan potrebbe seguire  il destino della Somalia, del Ruanda pre-genocidio, o della Repubblica Democratica  del Congo: una potenziale diffusione di atrocità e uno spargimento di sangue su  vasta scala, in quanto il governo di Bashir farà di tutto per mantenere il potere  saldamente nelle sue mani. Il mandato d'arresto potrebbe chiudere definitivamente  le porte alle ultime speranze per una risoluzione pacifica della situazione".
Bersagli facili. Per avere un'idea reale di quali conseguenze possa scatenare un mandato d'arresto  per crimini di guerra contro Bashir, è forse opportuno riportare le parole dell'ex  inviato Usa per il Darfur, Andrew S. Natsios, rappresentante diplomatico di un  Paese notoriamente non conciliante nei confronti di Khartoum. "Senza un piano  politico - scrive sul Social Science Research Council - il Sudan potrebbe seguire  il destino della Somalia, del Ruanda pre-genocidio, o della Repubblica Democratica  del Congo: una potenziale diffusione di atrocità e uno spargimento di sangue su  vasta scala, in quanto il governo di Bashir farà di tutto per mantenere il potere  saldamente nelle sue mani. Il mandato d'arresto potrebbe chiudere definitivamente  le porte alle ultime speranze per una risoluzione pacifica della situazione".La tensione rimarrà elevata fino alla decisione della Corte. Con il fiato sospeso  attendono gli operatori umanitari delle varie Ong presenti nei campi profughi,  i funzionari diplomatici e il personale tecnico delle ambasciate, ma soprattutto  i peacekeeper della già fragile missione Ue-Ua, primo facile bersaglio dell'annunciata  rappresaglia.
di Luca Galassi
di Luca Galassi

 



 
1 commento:
ma la situazione laggiù nn sarà facile..immagino..abbiate sempre cura di voi e l'uno dell'altro andrea...michi2
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