Non era mai successo in mezzo secolo di guerre più o meno civili e più   o meno sanguinose che un gruppo di ribelli armati riuscisse ad entrare   nel cuore di Khartoum.
Qualcosa è cambiato.
Qualcosa è cambiato.
di Tommaso Tafi
Nel corso della giornata di Sabato i   militari del Justice and Equality Movement (Jem), provenienti   dall'area occidentale del Darfur, al confine con il Ciad, sono   riusciti nell'impresa, provocando scontri che hanno interessato le tre    aree principali della sterminata capitale sudanese: Khartoum, Khartoum   Nord e soprattutto Omdurman.  Dopo un intero week end, oggi finalmente il governo centrale ha deciso   di revocare il coprifuoco, tranne proprio nell'area occidentale della   città, Omdurman, appunto, dove serpeggia ancora il timore per   un'eventuale iniziativa di singoli ribelli che, seppur sconfitti,   potrebbero sferrare un ultimo simbolico colpo di coda.  Un rischio paventato in mattinata alla Reuters da Abdel Haleem al-  Mutafi, governatore della città, che si è però affrettato a   rassicurare i cittadini sostenendo che le forze di Khartoum stanno   dando loro la caccia.  Al di la dell'evento in sé, che, secondo fonti ufficiose avrebbe   causato la morte di 255 ribelli e 77militari, quello che ora preoccupa   è l'effetto dirompente che questa iniziativa rischia di avere a   livello internazionale. Il Presidente Bashir, infatti, rientrato da un   pellegrinaggio in Arabia Saudita, ha immediatamente puntato il dito   contro il Governo del Ciad, reo a suo avviso di aver appoggiato   l'insurrezione. Il Jem, infatti, era da tempo ritenuto il gruppo   ribelle più pericoloso, per la sua compattezza interna, essendo   formato in larghissima parte da zaghawa, e soprattutto per la sua   ottima preparazione militare nonché per il suo discreto   equipaggiamento. Proprio questi ultimi due aspetti sembrano essere   alla base dell'immediata reazione di Bashir, che non ha esitato a   rompere le relazioni con il Ciad, sostenendo che Khartoum "si riserva   il diritto di rispondere a questo attacco".  Insomma, una nuova, mai spenta, polveriera rischia di riaccendersi nel   centro dell'Africa, con inevitabili conseguenze internazionali. Gli   schieramenti, infatti, sono già noti: la Francia e gli Usa appoggiano   in tutto e per tutto l'operato di N'djamena e di Deby, mentre la Cina   non esiterebbe a difendere i suoi interessi in Sudan. Già , la Cina,   infatti è l'unico paese ad essersi impegnato a finanziare centrali per   l'estrazione e la raffinazione del petrolio sudanese, mentre le grandi   compagnie occidentali hanno preferito spartirsi le ben più consistenti   risorse del Darfur.  Secondo alcuni esperti dell'infinito conflitto che insanguina la   regione, tuttavia, ci sarebbe anche un'altra interpretazione   all'insurrezione del Jem, sempre legata al presidente Deby, che, sarà   un caso, è di etnia zaghawa egli stesso.  Quella di sabato, infatti potrebbe essere un'azione coordinata dal   Ciad in risposta ad un'altra insurrezione, avvenuta questa volta a   N'djamena nel Febbraio di quest'anno ad opera di ribelli locali.   Nell'occasione fu Deby a puntare il dito contro Khartoum, accusando   Bashir di aver appoggiato un'operazione che rischiò seriamente di far   cadere il governo della regione.  Tuttavia, quale che fosse il fine concreto dell'azione a Khartoum,   l'unica certezza è che genererà reazioni da parte sudanese. Reazioni   che, proprio oggi si sono concretizzate nell'arresto di Hassan al-  Turabi, islamista considerato vicino al Jem. Tuttavia, il leader dei   ribelli darfurini, Khalil Ibrahim, sulla cui testa il presidente   Bashir ha messo una taglia, ha assicurato che con al-Turabi non ci   sarebbe alcun legame e ha minacciato il Sudan sostenendo che quella   del fine settimana sarebbe solo una prima, simbolica, offensiva in   attesa dell'attacco vero e proprio.  Era dall'inizio di dicembre che il Sudan non compariva sulle pagine   dei quotidiani italiani (pochi, per la verità); dalla tensione   creatasi attorno all'episodio dell'insegnante inglese e dell'orsetto   "muhammad".  Ora però la situazione rischia rapidamente di degenerare e il   coprifuoco ancora in vigore rischia di rendere davvero proibitivo   anche l'operato di Emergency, che proprio a Khartoum ha uno dei suoi   ospedali cardiochirurgici più all'avanguardia, il "Salam" (pace)   Center, che però, rispetto ad Omdurman, centro nevralgico del potere   politico ed economico del Paese, si trova sull'altra sponda del Nilo.  Non resta dunque che aspettare e monitorare al meglio l'evolversi   della situazione.

 



 
2 commenti:
ciao stellina.sai di chi è l'articolo???????????del figlio di dani io credo..
grande tommy!!!!!bella!! ciao Maruz, spero che G. ti porti i miei abbracci, se no, prendili tu!!!!
Margyz
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