Per andare da casa all'ospedale col pulmino impieghiamo circa 20 min....un pezzettino di "sterrato" (chiamiamolo così..), 300 metri di strada coi lavori in corso, poi un incrocio micidiale con precedenze plurime alternate a destra o sinistra (ma di solito chi è più grosso vince), qualche km di "superstrada" e poi le stradine coperte di polvere rossa che attraversano Soba, il paesello dove c'è l'ospedale.
Ma torniamo indietro un attimo, più precisamente a quei km di superstrada...ci passiamo tutti i giorni, almeno una volta ad andare e una a tornare..
Uscendo da Khartoum a sinistra c'è un po' di vegetazione, qualche spiazzo enorme di terra arida, un benzinaio, qualche carcassa di camion abbandonato a se stesso senza più gomme e cerchioni. E subito a ridosso della strada le immancabili baracche di fortuna fatte di bastoni, cartone e sacchi di yuta anneriti dal carbone che contenevano. Simili in tutto e per tutto alle "case" dei miei vicni...e intendo i profughi del sud, per capirci. Qui però non sono case...anzi non solo. Di giorno sono delle specie di Autogrill, dove la gente si ferma per mangiare e bere qualcosa...chi in macchina e chi a piedi. Niente rustichella, capri o caffè marocchino, niente menù breackfast con cappuccio, brioches e spremuta. Solo foul (fagioli cotti con qualche verdura), tamia (frittelline di ceci) e jabanah o thè. Qualcuno vende le sigarette, qualcuno ha anche la Coca Cola, ma si mangia seduti per terra o al massimo su piccoli sgabellini.
E a destra?
A destra, in fondo, prima di svoltare per Soba, c'è una caserma militare preceduta da un'altra pompa di benzina, mentre all'inizio, subito dopo il mega incrocio da delirio, c'è una lussuosa concessionaria Daihatsu-Subaru, a cui seguono svariate casette basse di fango tutte colorate che non sono altro che officine per camion, dietro le quali giacciono cadaveri decine e decine di rimorchi motrici.
E tra queste costruzioni e la pompa di benzina?
Prima, intendo prima di tornare in Italia, qualche km di terra, prati rinsecchiti, alberi tristi piegati dalla sete e una rete di sentieri che attraversava questo spazio fino ad una serie di casette visibili all'orizzonte...un piccolo paesello, forse un'altra parte di Soba.
Da quando sono arrivato quasi due mesi fa invece tutto questo non c'è più...ora ci sono diversi km di montagne di terra create da escavatori giganteschi che a volte è possibile intravedere muoversi sollevando nuvoloni di polvere. Hanno scavato tutto, spostato tonnellate di terra, decine e decine di bestioni che nell'immensità del cantiere sembrano quasi formichine. Ho paura che in fondo non ci siano più neanche le case.
Uno dei primi giorni dopo essere tornato ho chiesto a qualche cawajah come me cosa diavolo stessero facendo li, dietro a quei cumuli di terra. Mi dissero che stavano costruendo appartamenti...casette, ville....cose così.
Mi sono accontentato della risposta...ho anche pensato che alla fine era una cosa normale...tutte le città si espandono e Khartoum è in un momento economicamente felice....o per lo meno lo sono i pochi che hanno i soldi.
Ma oggi mentre tornavo a casa dall'ospedale ho voluto rifare la stessa domanda al driver anziano che guidava il pulmino, un signore coi capelli bianchi, gentile, sempre sorridente, quello che mi porta a casa al mattino quando smonto notte.
Ho richiesto a lui cosa diavolo stessero facendo di così groso dietro quelle montagne di terra.
"Golf court" ha detto.
E poi ha continuato "Da una parte della strada c'è gente che riesce a fare fathur (il pasto, per intenderci) una volta al giorno e basta. E dall'altra parte della strada cosrtuiscono un campo da golf".