All that you touch All that you see All that you taste All you feel All that you love All that you hate All you distrust All you save All that you give All that you deal All that you buy Beg, borrow or steal All you create All you destroy All that you do All that you say All that you eat Everyone you meet All that you slight Everyone you fight all that is now All that is gone All that's to come And everything under the sun is in tune But the sun is eclipsed by the moon
"There is no dark side of the moon, really. Matter of fact it's all dark."
"Il mantello del passato è fatto con il tessuto delle emozioni della nostra vita e cucito con i fili enigmatici del tempo. In genere non possiamo fare altro che avvolgercelo intorno alle spalle per trarne conforto, o trascinarcelo dietro mentre ci sforziamo di proseguire il nostro cammino.
Ma tutto ha una causa e un senso.
Ogni vita, ogni amore, ogni azione, ogni emozione e pensiero hanno una ragione ed un significato. E a volte riusciamo a vederli. A volte vediamo il passato con tale chiarezza, e le parti che lo compongono ci appaiono con tale limpidezza che ogni cucitura del tempo rivela il suo scopo, il messaggio che contiene.
Nella vita di ognuno di noi, poco importa che sia vissuta nell'abbondanza o nella miseria, nulla porta più conoscenza del fallimento, e più chiarezza del dolore. E nella minuscola preziosa saggezza che otteniamo, quei nemici temuti e odiati, dolore e fallimento, hanno diritto e ragione di esistere".
E così capita che per giorni cerchi il Natale senza trovarlo, sentendoti orfano di sensazioni, colori, suoni, odori, sapori e facce che per 27 anni non sono mai mancati una volta. Capita che ti aggrappi a ogni singola finestrella del calendario dell’avvento e nella campanella o nella candelina che si scopre vorresti davvero sentire il tintinnio o vedere la luce calda dello stoppino che brucia. Capita che gli alberelli di plastica di 15 cm con la neve finta e una stella in cima ti rendano ancora più triste di quello che vorresti essere e che effettivamente ti trovi ad essere. Capita che le luci montate sui bamboo fuori dalle camere tiricordino solo un lunapark di provincia e nient’altro.
E poi capita che ti svegli una mattina e improvvisamente senti il Natale che ti urla dentro, forte, assordante, pungente, e ti accorgi che se prima non lo trovavi era solo perchè cercavi nel posto o nel modo sbagliato.
Due anni fa a quest'ora scendevo un aereo a Linate che i riportava a casa dopo i primi sei mesi di missione, con la valigia piena di datteri e karkadè e la testa piena di sogni e progetti.
Ora è di nuovo la vigilia ed è di nuovo Sudan, ma la valigia è vuota, chiusa nell'armadio e io sono nella Clinica Pediatrica a Mayo, qualche km fuori Khartoum, sul bordo di un campo profughi. Dietro la sottile parete di plastica che separa l’ufficio dal corto corridoio che porta nelle due sale visita e in ward sento i primi bambini che entrano. Qualcuno piange, le mamme non parlano e le voci sono solo dello staff che è già al lavoro, le dottoresse visitano, due infermiere le aiutano e il terzo si prende cura di un paziente in ward, il farmacista prepara il suo tavolo pieno di pillole e tubetti, la laboratorista si siede davanti al microscpio, i cleaner sistemano per la giornata e fuori il rombo del generatore fa da sottofondo.
Ora, finalmente, mi sono accorto che il Natale ce l’avevo sotto gli occhi tutti i giorni, da ottobre, da quando sono arrivato in questo posto magico e magnifico. Ed ecco che oggi è diventato qualcosa di difficile da tenere dentro, è un nodo alla gola che stringe le parole e le soffoca, è occhi lucidi e contorni confusi, è pelle d’oca per qualunque pensiero. Ma è anche la bellezza dei sorrisi dati e ricevuti a chi ho attorno, che siano staff o bimbi o mamme.
Quest’anno più che mai il Natale ha a che fare con la pace. Un concetto ampio di pace, che coinvolge e ingloba tutto e tutti.
Fuori da queste quattro mura bianche purtroppo tutto è pieni di segni e conseguenze della “non-pace”. Venticinque anni di guerra civile tra nord e sud, la tragedia del darfur, le tensioni tra stati confinanti, le violenze tribali e le carestie hanno costretto la gente a scappare da casa per rifugiarsi in questo “non-luogo” a pochi km da una città che tutti i giorni ostenta una serenità che non è reale e una pace artificiale fatta di soldi e barili di petrolio. E questo non-luogo diventa tutti i giorni un ritratto reale del Natale, un presepio fatto di 300.000 o forse addirittura 500.000 persone.
Ma non si tratta solo di questo. Perchè i segni e le conseguenze dalla “non-pace” ce li ho anche addosso.
Ricordo bene una giornata che ho passato con un amico qualche mese fa, una giornata trascorsa a versare millemila parole e altrettanti bicchieri di amaro con un’etichetta che invece consigliava l’esatto opposto. E in quell’occasione particolare mi sono sentito dire che prima di tutto il resto quello che conta davvero è far pace con se stessi. Perchè è solo così che potremo prima o poi far pace anche con gli altri.
Non so a che punto sono, certo di strada ne manca ancora tanta. O forse addirittura sono ancora fermo alla linea di partenza in attesa di qualcuno o qualcosa che mi dia il via, o della forza necessaria per farlo. Ma il fatto di aver capito in che direzione andare mi da un minimo di coraggio, così come le persone che per un motivo o per l’altro, coscienti o no di farlo, mi stanno dando una mano.
Mi dispiace esser lontano a fare il Natale, ma credo sia giusto così. Non saranno d’accordo le nonne, lo so, ma sono sicuro che a casa abbiano capito.
Fin’ora ho scritto poco perchè non sapevo fin dove le dita sulla tastiera mi avrebbero condotto e ne avevo paura, perchè tante notti insonni e giornate a guardare il cielo e il Nilo portano veramente lontano coi pensieri, ma ora la testa è piena di tutto e il Natale è un’occasione buona per far uscire una piccola parte di questo tutto.
E ora credo di aver capito cosa devo cercare in questo grande caos che mi riempie la testa e lo stomaco. Certo poi bisogna anche sapere come fare a cercare, iniziare a farlo, ecc..ma pole pole si può tutto, e credo di conoscere persone abbastanza coraggiose e forti da poter testimoniare che è vero.
E poi i pensieri continuano, corrono. E intanto fuori aumentano i pianti dei bimbi, il vociare delle mamme, i rumori dello staff che come tutti i giorni si prende cura.
Io ora vado a tuffarmi nel mio Natale, fatto di caldo, bimbi, compagni di viaggio, fatto di una lingua incomprensibile ma che ora mi suona familiare, di speranza, di sogni di pace, di desiderio di carezze e di ricerca di perdono.
- you went to Afra Mall for your first week but never went back after.
- your main work from Monday to Wednesday is to find out how to place your name on a guest list for a Thursday evening party. - the DJ for those parties was Seif. - you think that 35 to 39° C is a good outside temperature. - you were involved / witnessed rickshaw crash. - you had 2 occasions in a year to wear a sweater. - every Friday morning you take breakfast to Ozone and say hello to everybody out there. - after that you go to the swimming pool at the Sudan German club, and complain about the huge number of people in the water. - you know that Al Hawi is cheaper than Amarat centre.- you have something coming from the small Omdurman leather shop (you think it is a secret address but everybody knows it). - you saw ashtrays made with baby crocodile heads. - you know that the French Cultural Centre is the only place for discovering Sudanese culture. - you hated at first but finally enjoyed non-alcoholic beer, especially the fruit flavoured ones. - you prefer Universal Café ice creams to Tutti Frutti’s ones, and Tutti Frutti’s ones to Ozone ice creams. - you live in Khartoum II, Amarat and Riyad. Elsewhere is another town. . - you enjoy to turn your air conditioner on 18°C only in order to sleep with a blanket. - you think that every foreigner in Sudan is working for UN or NGOs.
- you still not understand why you have to pay to leave the country (isn’t it like being an hostage ? ). - it was quite hard to get adapted to the country at your arrival ….but after a while you like it. - you have never read so many books in your like. - you’ve been drinking any sort of alcohol packed in small bags. - you employ and pay tradesmen to fix things, (air-conditioners, toilets etc) only to find it is A: still broken afterwards, or B: worse than before.
- the power goes out and you continue eating/cooking your dinner, even though you can't see it. You know the generator will start up soon.
- you have created your own names for landmarks... Barista Street, Power Pole Road, the Egg, the Roundabout of Death etc and you use these names when
giving people directions.
- you clean your white clothes in brown water.
- you start enjoying a hot water shower even in the heat of summer.
- you return from abroad, your luggage includes several bottles of "water"
- you see that the outside world does have more then one paved road!
- seeing people walking around with AK47 as norm.
- the words 'bukara enchala' makes you cringe especially when spoken about your broken ac!
- you receive daily phone call from people you don't know, speaking a language that you don't know also
- you start loving the wine served in airplanes or airports.
- you were sweating without doing any thing.
- you promise not to come back before at least one year and two month later, you sign another contract for one year more.
- you go for a barbecue on the Nile and you come back with malaria.
Ieri sono venuti a trovarci in ospedale questi 4 personaggi...gente particolare, tagliata giù grossa. Con due moto (un KLM950 e un'Africa Twin) e una macchina di supporto (il mitico Mitsu L200) stanno attraversando tutta l'Africa da nord a sud...partiti da Venezia hanno raggiunto Tunisi e da li giù driti fino a Città del Capo, in South Africa. Il tutto li dovrebbe impegnare 2 mesi. Ovviamente...inshallah!
Fatto sta che avere davanti agli occhi quelle due belle motorette e pensare di non poter farci un giro...che nervoso... Vabbè...in ogni caso l'impresa di questi romantici cavalieri solitari dei nostri tempi partiti alla ricerca di non si sa cosa è legata ad una associazione chiamata "Bambini nel deserto" ed è possibile seguire on line tutto il viaggio sul sito "TransAfrica NordSud 2008". In bocca al lupo amici.... ...quanta invidia!!!!!!
Rispondo pubblicamente alla mail del mio caro amico Dr. Green, al secolo Marco Besana, geometra e, soprattutto, fotografo (guardatelo qua e anche qua..).
Per par condicio...o comunque per far vedere che la musica sudanese non è da meno e non ha nulla da invidiare a quella italiana e internazionale qua sotto vi posto un fantastico video musicale di Mahmoud Abdelaziz, uno dei pirincipali interpreti della canzone sudanese. Ho tutto un suo album in mp3 sul pc e a richiesta posso anche spedirvelo..ho anche tutto l'ultimo "capolavoro" di Nada, altra grande artista sudanese, voce di numerosi capolavori musicali.
Adesso..vi giuro che quando per ridere metto su uno di questi due cd (Mahmoud o Nada) i reparto le sister sudanesi si strappano i capelli dalla felicità...per dire..anche se non potrebbero perchè hanno il velo!
Vorrei far notare come lo stile Mahmoud si avvicini molto allo stile tipico della canzone napoletana..è un po' il Nino D'Angelo o il Gigi D'Alessio de noartri africani!! Senza nulla togliere a Mahmoud..che se sa che l'ho paragonato a Gigi non mi fa più entrare ai suoi concerti.
Ieri sera è arrivato un nuovo infermiere..Luigi. Andrà (anzi, è già andato oggi) a lavorare in ward. E' già stato qui diversi mesi e sa già come muoversi.. In ogni caso...la cosa bella è che mi sono arrivati dall'Italia una lettera e tre regali!!!! Un libro e due magliette... Che figata!! La lettera è bellissima..ed era accompagnata da dei disegni ancora più belli.. Il libro è Un posto nel mondo di Fabio Volo..son sicuro che lo divorerò in poco tempo.. Le magliette sono una del Bar da Gigi...il bar per eccellenza di San zeno di Cassola, famoso per le copette (che tutti dovrete provare almeno una volta nella vita) nonché ritrovo di interisti DOC. Sono onorato di averla ricevuta (è personalizzata con su il mio nome e Khartoum, Sudan) perché è un'onorificenza che accompagna all'estero chi frequenta il bar...e nelle mie trasferte venete posso dire di essermela guadagnata!! L'altra maglietta arriva direttamente dalla Puglia..dalla Festa della Taranta. Bellissima anche questa. Sono proprio contento. Grazie..
Penso che quasi tutti abbiano capito da dove arrivino i regali... ;-)
Oggi.Finalmente anche un venerdì libero, che qui conta come la domenica da noi..Sveglia alle 8:30 (anche se avrei dormito volentieri di più..), colazione con yoghourt e CornFlakes e ciaccole varie con i chirurghi e chi in generale non fa i turni e quindi riposa al venerdì.Cosa si fa e cosa non si fa..qualcuno in piscina, perché è festa e ci si rilassa e non voglio sentir parlare di ospedale (ma alla fine si finisce sempre li..), qualcuno al souq (forse si scrive così, non con la k) Omdourman, qualcuno al souqBahari..e io?
Oggi avevo un appuntamento importante...ritornare a scuola, alla AlelujaBasicSchool per ritirare dal direttore l'elenco di quello che secondo loro è necessario per fare la latrina. Ecco..la latrina è la priorità.
Duecento bambini e una latrina piena. Avevo con me la macchina fotografica...peccato che sta mattina ero talmente sveglio che ho lasciato la scheda di memoria nel pc. Quindi niente foto decenti. Solo 2 schifezze col telefonino a testimoniare l'assurdo. Ho chiacchierato un po' con Daniel, il direttore della scuola e poi son tornato verso casa. Il taxista era un vecchietto simpaticissimo..mi ha chiesto da dove vengo e quando gli ho detto che sono italiano mi fa "Italian? Italybigfriendof Sudan!" Chissà..l'Italia a cui si riferisce è quella amica della gente o quella che pensa ai propri interessi?.. Comunque..il secondo appuntamento della giornata era la preghiera del venerdì. Ovvero...ieri Paolo, il cardiochirurgo pediatrico, ha gentilmente chiesto al nostro nuovo collega pakistano (ingegnere bio-medicale, è il mio vicino di stanza ma non ho ancora imparato il nome..che vergogna!), in quanto musulmano, di accompagnarci in moschea per farci assistere alla preghiera del primo venerdì del Ramadan. Detto, fatto. Partenza alle 12.30..arriviamo un po' in anticipo, per fortuna, perché alle 13.30, l'ora di inizio della celebrazione, tutto il pavimento era affollatissimo. Siamo andati in una moschea lungo il Nilo, vicino all'Hotel Hilton (maledetto..)..il piano terra era molto bello, ma non essendo musulmani e dando un po' nell'occhio abbiamo preferito andare in un salone al primo piano. Accanto a noi c'era anche la parte riservata alle donne. La preghiera è iniziata puntuale col canto dell'Imam ed è continuata subito dopo col sermone. Ovviamente in arabo e con una dialettica abbastanza forte. Ho potuto intuire solo alcune parole..Roma (forse un riferimento al presidente sudanese in Italia), America, Europa, Afghanistan. Vorrei proprio sapere cos'ha detto..bah.. Dopo il sermone la cerimonia si è conclusa con la preghiera in ginocchio e la fronte a terra. Io e Luca, un collega che era con me, abbiamo capito subito cosa stava succedendo e ci siamo spostati in fondo contro il muro per tempo. Paolo e Renato, i due dottori che erano con noi, non hanno avuto la stessa intuizione e si sono trovati gli unici in piedi..un attimo di panico e..giù anche loro! Appena si sono rialzati tutti la prima volta sono scappati via anche loro. E' stato molto bello..veramente tanta gente, la maggior parte uomini, tutti in Jalabia (il tradizionale vestito bianco arabo), ma anche donne e bambini in "mini-Jalabia". Però credo che proprio a causa di tutta questa massa di persone non sono riuscito a sentire la stessa sensazione dell'altra volta..oggi quello che mi ha colpito invece è stato il grande interesse e la grande "passione" religiosa durante tutta la cerimonia. Non si sentiva una mosca volare. Si vede e si sente ovunque il Ramadan..le strade sono vuote, la città va lenta, non un ristorante aperto e neanche una donna a fare caffè per strada di giorno.. Non è male come sensazione..è vero che oggi è venerdì, ma non credo che in settimana sarà tanto diverso. E adesso...pomeriggio di relax e serata a casa...perché domani si ricomincia. Sveglia alle 6.30, 12 ore di ospedale, letto, altre 12 ore, poi 12 ore di notte e via così. Verso nuove avventure..
Ieri siamo andati a scuola..si, avete capito bene, a scuola. O almeno..a chiamarla scuola ci vuole un bel coraggio..ricorda una scuola solo perchè i bambini hanno una divisa, un quaderno stracciato a testa (ma niente libri) qualche panchina e i più grandi anche un banco (...insomma), quttro pareti e il soffitto di bambù e ogni tanto, quando riescono a venire, anche dei maestri. Ma andiamo un po' per ordine. Davanti all'altra casa di Emergency,una delle due dove dormono gli internazionali, ci sono un bel po' di capanne, per la maggior parte di profughi del Sud, e ovviamente anche mille bambini, com'è tipico dell'Africa. La parte del personale che abita in quella casa, essendoci la gente da ormai tre anni, ormai conosce benissimo i bambini e in un certo senso ne ha "adottati" una 15, quelli delle baracche più vicine. Il tutto come singole persone, come gruppo di amici, non come ONG. Tra le cose che fanno per loro, oltre a lavarli una volta alla settimana, hanno deciso di aiutarli a scuola, iniziando sostenendo per loro la retta di iscrizione e cercando di mandarli a scuola quando invece stavano a casa a cazzaronare. Il passo successivo è stato quasi una diretta conseguenza...chiedersi com'è questa scuola. Beh...chi l'ha vista la prima volta ha capito subito che c'era qualcosa da fare. Io sono arrivato qui solo 2 mesi fa e, tra che abito nell'altra casa a 20 min da li e tra che in ospedale faccio i turni, non sono mai riuscito a fare qualcosa di pratico per questi bambini. Ora purtroppo buona parte del personale che si occupava di loro è tornato in Italia e quindi sto cercando di coinvolgermi un po' di più in questo "progetto" personale, extra-lavorativo. Comunque, tornando alla scuola, anche il preside stesso quando ha visto questi cavagia (bianchi) che venivano a visitare la scuola, ha chiesto di poterlo aiutare. La situazione lì è questa..innanzitutto la struttura è fatta di bambù, il pavimento è la terra e quindi quando fa caldo significa che fa veramente caldo e quando piove per più più di tre giorni si chiude per impraticabilità del campo, per usare un termine calcistico. Igenicamente...vi dico solo che li non arriva acqua e che le latrine ormai sono piene, ma nonostante questo vengono usate ancora, non essendoci un'alternativa. La scuola è una primaria..dimenticavo, si chiama Aleluya Basic School ed è nata accanto alla chiesa, con l'esigenza di raccogliere tuti quei bambini figli di profughi (quindi cristiani) o i bambini musulmani delle famiglie povere che altrimenti non potrebbero frequentare altra scuola. Le classi vanno dalla 1° alla 7°e manca l'8°..e dato il mix di cristiani e musulmani i giorni di vacanza durante la settimana sono il venerdì e la domanica. C'è anche l'asilo per i più piccoli che, non avendo abbastanza aule, sono stati messi in chiesa. Tornando a noi..per quanto riguarda le attrezzature scolastiche è una tragedia. I più piccoli, quelli delle prime due classi, hanno solo delle panchinette traballati e man mano che si sale ci sono delle panchine un po' più belline e delle cose simili a dei banchi. Le lavagne ci sono in tutte le classi, ma non sempre ci sono i gessi. I libri costano caro e non tutti li hanno..e forse neanche tutti hanno un quaderno per poter scrivere. Mantre gli insegnanti non vengono pagati da un po' e non hanno i soldi per venire a scuola. Ecco..credo di avervi detto quasi tutto. E vi assicuro che non ho per niente esagerato. Per qusto motivo ci si è detto che era necessario fare qualcosa..ma cosa? Questa scula necessita di un aiuto importante e nn è sufficiente quello che io o Valerio o Margherita o Mirko o Annalisa possiamo fare quando abbiamo una mezza gornata libera. Per questo motivo abbiamo contattato una ONG sudanese che si occupa di questo, ricosrtuire le scuole, formare gli insegnanti, trovare aiuti e James, uno di loro, è venuto con noi per aiutarci a capire come iniziare, quali sono le priorità, come organizzarci. Quando il preside ci ha fatto fare il giro delle "classi" ha voluto parlare ai bambini e ha raccontato di come si ricorda ancora il male che aveva al sedere quando finiva la scuola dopo una mattina passata a fare lezione seduto su un sasso. Ovviamente senza banco. Ci rivedremo tra poco..inizieremo a fare qualcosa. Il progetto (come dicevo prima, non c'entra nulla con Emergency ma è una cosa nata tra noi "singoli" ) è impegnativo...vedremo cosa si riuscirà a fare. Ovviamente avremo..no, scusate, hanno bisogno..loro (quelli delle foto qua sotto) anche dell'aiuto di ognuno di voi. Vi terrò aggiornati..
Ecco. Sono le 5 e da adesso è iniziato il RAMADAN. E' un gran casino. La maggior parte del personale dell'ospedale è musulmano...vuol dire che cambieranno gli orari, pe pause-preghiera, che qualche sister sverrà di giorno perchè a corto di acqua e di zuccheri.. Quasi dimenticavo...in cosa consiste il ramadan? Nel digiuno diurno (no cibo, acqua e fumo) dall'alba al tramonto e nella preghiera notturna. Prima ero fuori dall'ospedale (per una triste circostanza) e alle 4.10 il mujeidin ha chiamato tutti col suo tipico canto pe avvertire che iniziavano i 45 minuti della colazione prima dell'inizio della preghiera e del digiuno. Oltre al canto questa volta, a differenza del resto dell'anno, si sentivano anche i tamburi. Ho chiesto a Mona, una sister, e mi ha spiegato che oltre al mujeidin che chiama la preghiera, quando è ora di iniziare il digiuno, un po' di persone partono e vanno di casa in casa a bussare alle porte fin quando non viene aperto loro per mostrare che non si sta più mangiando. Riassumendo...diguino di giorno (dale 5 alle 19.15 circa..), preghiera a manetta di notte e scocciatori che ti bussano alle 5 di mattina. Ecco...il ramadan è uno dei tanti motivi per cui non potrò mai diventare musulmano. Al secondo posto c'è il maiale e al terzo l'alcool. Ma questa è un'altra storia..
Sto per andare a letto..ho un gran sonno e domani mi aspettano altre 12 ore in ospedale. Ma mi dispiaceva non scrivere nulla..Solo due righe sulla mia domenica sudanese..la prima domenica completamente libera. Tutte le altre ho sempre lavorato di giorno o di notte..e poi qui il week-end è di giovedì e venerdì!!
Beh...questa domenica innanzitutto sono riuscito ad andare a Messa..e la cosa mi ha fatto immenso piacere, oltre che essere stata un'avventura come di solito è muoversi in giro per Khartoum (spiegate voi ad un taxista sudanese musulmano che parla solo arabo di portarvi in una chiesa che non sapete bene dov'è!!)... Bus da casa fino al Suk Araby e da li taxi fino a Shar al Nil, la strada delle ambasciate, dei ministeri e del palazzo presidenziale (ho visto anche il corteo del Presidente..che BMW!!..no comment), è una strada bellissima che costeggia il Nilo. Allora..la Messa era alle 9..io per vari motivi logistici sono riuscito ad arrivare alla chiesa di St. Matthew solo alle 9.30 (quando si parte in bus o in taxi l'ora di arrivo è sempre Inshallah..). Ovviamente sono arrivato che la celebrazione era già iniziata...ma poi è durata fino alle 10.20!!! Non era solenne e non c'era il Prevosto!!! Però è stata bellissima...diciamo..stile africano, per intenderci. La sensazione più bella è stata questa...fuori dalla porta c'era un mondo assolutamente opposto a quello che conosco io, qualcosa di misterioso e difficile per me. Ma nonostante questo e nonostante fossi a migliaia di km dalle mie origini lì dentro mi sono sentito a casa. Da subito...appena entrato, neanche seduto e già respiravo un'aria di famiglia. E tutto questo è stato di una intensità incredibile. Tutto qui. Durante la preghiera dei fedeli un tizio è salito sull'altare, spontaneamente, è ha voluto pregare perchè lassù qualcUno (a caso..) butti giù un occhio e dia una mano a quei poveracci delle Nazioni Unite che cercano di mettere un po' di pace in Darfur. Un aiutino, non si chiede tanto..
Poi finita la Messa sono tornato a piedi fino al Suk Araby, ho ripreso il bus e sono andato ad Amarat, altro quartiere di Khartoum, dove c'è una bellissima Chiesa Ortodossa Etiope (in fronte al quartier generale dell'UNICEF) e alla domenica c'è anche un bellissimo mercatino...e mi sono dato allo shopping. Ho preso cose varie...belle ed economiche...tra le quali un fantastico pentolino di latta riciclata (prima era latte in polvere) per fare Jha-bahnà!! Proprio una bella domenica... Poi siamo usciti a mangiare..ma questa è un'altra storia, pure questa divertente (haimè..), che vi racconterò. Ora a nanna. Prox arriveranno altre foto. Che sonno.. ...zzz...zzz...
Ah...quasi dimenticavo...Jhafaar è stato dimesso!! Dire che sta bene è un po' una parola grossa...diciamo che sta meglio. Qui sotto è con Angela, la cuoca dell'ospedale e di casa, che se lo coccola per il giardino del Salam Center dopo averlo farcito di papponi ipercalorici, iperproteici e ipertutto a base di qualunque cosa..
Avete presente il party di cui vi ho parlato qualche post fa?..quello per Mimma e luca.. Ecco...e ricordate che vi ho raccontato di una pasta con pomodori e peperoni fatta da me?..e della torta decorata nella foto?
Perfetto.. Ora vi svelerò i retroscena di quella mattina in cucina. Io e Pietro.
Avviso i lettori che, data l'efferatezza delle immagini, la visione delle foto è riservatè ad un pubblico adulto e con lo stomaco forte..
Vorrei presentare a tutti il mio Gran Maestro Grattacü..alias Pietro, anestesista-alpinista che trascorre le lunghe giornate sudanesi sognando le cime innevate. Viene anche lui da Niguarda...come me e come Massimo-cazzarone prima di me.
Oltre alla neve, quasi dimenticavo, sogna incessantemente la pasta e la carne e impreca ogni volta che sul tavolo di casa trova involtini primavera, riso alla cantonese e spaghetti di soia. La nostra colazione tipo quando smontiamo notte è....pasta!! Saluto quindi tutte le persone che grazie alla sua pubblicità hanno avuto la sfortuna (o fortuna, me lo direte voi) di finire su questo blog. Dato che anche lui è un altro Davide Van de Sfans come me è d'obbligo leggere questo post ascoltando la canzone qui sotto..
Segue documentazione fotografica... (e seguirà ancora nei prox girni e mesi..)
Sto raggiungendo una quantità tale di nuovi file salvati sul mio piccolo e lento hard disk che faccio molta fatica ad elaborarli. Significa che dopo quasi due mesi ho talmente tante cose da dire che...non riesco a dirle. O forse non so da dove cominciare. Dovrei deframmentare tutta la memoria, mettere un po' d'ordine e poi ricominciare. Boh...vedrò cosa riesco a fare.
Nel frattempo qui pian piano se ne stanno andando tutti...o per lo meno, se ne stanno andando tutti quelli che sono partiti tra febbraio e marzo, ovvero il primo gruppo di gente che ha lavorato qui. Ieri è partita la Mimma...un personaggio...
L'altro ieri, il giorno prima della partenza, abbiamo organizzato per lei e per Luca (un altro infermiere che partirà il 20 sett) un pranzo in casa con tutte le sister del reparto (eccezion fatta per chi lavorava).
Appuntamento alle 12:30. Ricordo che siamo in Africa. Sono arrivate alle 15:45. Mi spiace ma avevo cucinato la pasta coi peperoni e i pomodori. Riscaldata non era buona come mangiarsela "dal vivo"...live! Insieme alle sister è venuto anche Hemza (ribattezzato Mr. Five, visto che 5 in arabo è simile al suo nome), un ragazzo sudanese che fino a settimana scorsa lavorava anche lui in ICU. Purtroppo però si è dovuto licenziare perchè a causa delle pioggie incessanti di questo periodo è crollata la casa dei suoi e così dovrà pertire verso il sud Sudan per ricostruirla. Speriamo poi possa trovare lavoro là come infermiere.
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.